domenica 16 marzo 2014

La più grande agenzia fotografica del mondo, Getty Images


Mezza rivoluzione nell’universo delle immagini online. La più grande agenzia fotografica del mondo, Getty Images, ammette la sconfitta e pensa a nuovi modelli per monetizzare il proprio patrimonio, costituito da oltre 80 milioni di scatti di ogni tipo, da quelli storici a quelli d’attualità. La svolta consiste nell’aver reso disponibili 35 milioni di immagini col meccanismo dell’“embedding”, cioè quello utilizzato per esempio da YouTube. Copiando il codice fornito e incollandolo nel proprio blog, sito o articolo, apparirà la foto prescelta. Basta che non sia per uso commerciale. Come ci guadagnerà Getty? Tramite il controllo del contenuto, dei dati degli utenti e la possibilità di veicolare pubblicità. Il management dell’agenzia Usa punta a ripercorrere i passi di servizi come Spotify: fornire agli utenti un’opportunità, più comoda, veloce e soprattutto legale, di usare delle belle immagini. (A cura di Simone Cosimi).

È LA più grande agenzia fotografica del mondo. O almeno una delle più importanti. Adesso il suo prezioso contenuto è gratis. Non per intero, ma quasi. Del suo archivio da oltre 80 milioni d’immagini almeno 35 perderanno il watermark, quel logo in trasparenza, sorta di timbro digitale, che rende inutilizzabile lo scatto e si può togliere solo acquistando la singola immagine o pagando un abbonamento per accedere a uno dei più pachidermici archivi d’immagini (ma anche video e musica) del pianeta. Oppure sgraffignando lo stesso scatto tramite i motori di ricerca. Tutto superato. 

Buona parte della library diventa ora free, libera, a disposizione di chiunque, dal piccolo blogger alla grande testata editoriale. Purché non ne venga fatto un uso prettamente commerciale, cioè legato a pubblicità e marketing. Una mezza rivoluzione, praticamente quello che è successo nel mondo della musica: Getty Images diventa lo Spotify dell’iconografia in Rete. Alla base c’è l’ammissione di una debacle epocale, quella contro l’uso illegale delle foto online. Ma anche la voglia di trovare nuove soluzioni imparando da altri settori che sembrano essere usciti dal tunnel dell’illegalità. Almeno in parte. 

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