di Giulia Luciani -
Non è paradossale che nel pieno dei festeggiamenti per l'Oscar uno dei principali centri di produzione cinematografica italiana rischi di essere chiuso per sempre? Eppure è proprio ciò che sta accadendo agli Studios di Cinecittà. Entro pochi giorni, infatti, scatteranno le lettere di licenziamento per 40 lavoratori del complesso per lasciare spazio ad un piano di cementificazione di 400 mila mq. Per fermare i licenziamenti, lo scorso 4 marzo, si è svolta un'assemblea pubblica, presso la sala rossa dell'ex Municipio in piazza di Cinecittà 1, organizzata da Cinecittà Bene Comune, mentre il 19 marzo è prevista una manifestazione sotto la sede del MIBAC, nel quale si discuterà del futuro della struttura.
"Poco più di un anno fa le organizzazioni sindacali, il presidente Abete e il Mibac sottoscrivevano un accordo che prevedeva, fra le altre cose, la cessione e l’affitto di rami d’azienda di Cinecittà Studios, la salvaguardia dei livelli occupazionali, il rilancio del sito di Cinecittà, investimenti e un ruolo di regia del ministero dei Beni culturali. Un accordo che arrivava dopo mesi di occupazione dei lavoratori e rispetto al quale si erano pronunciati manifestando il proprio pieno sostegno uomini di spettacolo, della cultura, della politica". Lo dichiara, in una nota, Roberto Giordano, segretario della Cgil di Roma e del Lazio.
Ma gli accordi raggiunti non sono stati rispettati: è prevista, infatti, una nuova accelerazione rispetto all'attuazione del piano di Abete che prevede, oltre ai licenziamenti, la cementificazione all'interno dell'area degli studi di 450.000 mq per la realizzazione di un hotel, di alcune boutique commerciali ed un parcheggio auto.
Inoltre Abete si rifiuta di pagare l'affitto degli Studios (3 milioni di euro) che sono di proprietà pubblica. Sostanzialmente lo scopo della società è quello di abbandonare la produzione culturale in favore dell'intrattenimento.
“La situazione attuale è la seguente: l’accordo sottoscritto con Cinecittà e Mibac viene rispettato solo dai lavoratori; il ramo d’azienda affittato rientrerà a marzo e Michele Porcelli ha già annunciato la cassa integrazione per quei lavoratori rientrati; qualche lavoratore è già stato licenziato". "Che la Regione Lazio stanzi 356mila euro per Cinecittà World (stessa cordata di imprenditori di Cinecittà Studios) - aggiunge Giordano - non può che farci piacere, ma poco c’entra con il rilancio del settore cinematografico e tanto meno con la tutela dell’occupazione. Come in un drammatico gioco dell’oca siamo tornati al punto di partenza, con i lavoratori che rischiano il posto di lavoro, le istituzioni, a tutti i livelli, che sono latitanti, e Abete che continua a lanciare i dadi".
Riguardo ai licenziamenti e al tentativo di chiudere il laboratorio di sviluppo e stampa, Massimo Corridori, lavoratore ed rsu, afferma che: “Oltre alla necessità di salvaguardare competenze ed abilità uniche, bisognerebbe valorizzare questo laboratorio, in sinergia con la Cineteca nazionale ed il Centro Sperimentale di Cinematografia, attraverso la creazione di un circuito di restauro della pellicola che sappia tutelare, salvaguardare e rilanciare l’intero patrimonio culturale del nostro paese che altrimenti andrebbe perso.”
Previsto per il 19 marzo un incontro del Mibac per definire le prossime tappe di questo processo. I lavoratori hanno annunciato che si mobiliteranno per fermare i licenziamenti e bloccare la speculazione edilizia. Il sostegno viene anche da Susi Fantino, Presidente del VII Municipio, che ha dichiarato che attuerà ogni pressione possibile nei confronti dell'amministrazione comunale e regionale affinché siano trovate delle soluzioni ragionevoli. Infine, Cinecittà Bene Comune, oltre a prendere parte alla mobilitazione, ha proposto la realizzazione di un Festival del cinema di Cinecittà da utilizzare come occasione di dibattito e confronto ma sopratutto come strumento di rilancio delle potenzialità, non commerciali ma culturali, racchiuse nel marchio Cinecittà.
Roma, 12 marzo 2014
Roma, 12 marzo 2014
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