mercoledì 2 aprile 2014

LE DONNE I CONTI LI SANNO FARE BENE:"Ci vuole una donna veramente buona per fare una cosa veramente stupida." Oscar Wilde

Il 67% delle donne controlla periodicamente gli estratto conto e i documenti bancari per tenere sempre sotto controllo le spese effettuate.


Spesso dipinte come deboli emotivamente e “spendaccione”, le donne sarebbero in realtà quelle che reagiscono meglio ai colpi della crisi economica. Fra le esponenti del gentil sesso è, infatti, molto diffusa l’abitudine di controllare quotidianamente il saldo dei propri conti correnti bancari per tenere sotto controllo le spese effettuate nell’arco del mese.
Il profilo tracciato delle donne è frutto di uno studio che ogni trimestre la banca olandese Ing Directconduce per analizzare l’indice di benessere finanziario (IBF) della popolazione italiana ed europea. L’indice è misurato su una scala numerica, dove “0” indica un forte disagio e “100” l’assoluta serenità riguarda alla propria situazione finanziaria.


di FEDERICO PACE
Le donne sanno sempre come fare. Anche in azienda. Forse meglio degli uomini. Sanno risolvere il complesso rebus dei bilanci delle imprese e mettere in atto quella specie di mantra ("ridurre i costi e aumentare i profitti") così facile da pronunciare e così complesso da realizzare. Sì, perché se a loro viene aperta la stretta porta che conduce ai vertici della azienda, i conti miglioreranno. A pensarlo sono i dirigenti italiani. Quelli che le imprese le guidano da sempre e che i numeri dei bilanci li tengono sempre sott’occhio. Anche perché, alla fine, sono quelli che decidono, o dovrebbero decidere, i loro destini.
Sei dirigenti italiani su dieci pensano infatti che la presenza femminile ai vertici incide in maniera significativa sul miglioramento del risultato economico finanziario dell’impresa e il 65 per cento dice che le donne sono spesso più brave degli uomini. I risultati sono quelli dell’indagine realizzata da Gidp, l’associazione dei direttori del personale, che ha ascoltato un centinaio di dirigenti delle grandi imprese italiane.

Innovazione e determinazione. Ma quali sono i pregi delle donne? Qual è l’apporto che riescono a dare e che forse gli uomini hanno smesso, o non sanno più dare? Per Paolo Citterio (leggi intervista), presidente nazionale della Gidp, le donne possiedono una “propensione alla novità, un’intuizione per i prodotti e determinazione nel conseguire gli obiettivi loro fissati. Sono abituate ad esserlo anche nella famiglia. Sanno farsi carico con molta puntigliosità dei problemi del loro personale, rincuorandolo, spronandolo ed apprezzandolo in modo visibile e diretto. Sono dotate di visione strategica. La flessibilità eclettica che è loro propria, anche qui, viene dalle esperienze familiari. Sono puntigliose ed ordinate nell'affrontare i delicati argomenti cui spesso sono coinvolte”.

Equilibrio famiglia e lavoro. Laura Bruno, una che ce l’ha fatta e che oggi è responsabile del personale per Agmen Italia (leggi intervista), confessa che la cosa più difficile è mettere insieme famiglia e lavoro. E ammette che, pure se ha avuto la forutna di avere capi "illuminati", nulla l'ha più aiutata che "essere se stessa. Impegnarsi ed essere umile. Non pensare di essere mai arrivata. C’è molto da imparare ed è meglio conservare l’umiltà per imparare cose nuove. Insomma, avere voglia di riuscire e fare bene. E poi, soprattutto, mantenere sempre la stessa femminilità".


Gestire la complessità. Secondo i colleghi dirigenti della Bruno, le donne sono più brave a gestire più cose insieme (lo dice il 47 per cento). Ma non solo. Sanno raggiungere gli obiettivi nel tempo prefissato (9,7 per cento) sono più capaci a comunicare (8,5 per cento), sono brave a risolvere problemi e gestiscono meglio i rapporti interpersonali. E poi sono quasi tutti d’accordo nel dire, come ha affermato Roger Abravanel, che “le donne sono portatrici di quella diversità essenziale in una fase in cui la realtà economica e sociale è sempre più complessa”.

Troppo poche. Eppure, nonostante siano così brave, quasi per una specie di paradosso, nonostante qualcuna ce la stia facendo più di prima, sono ancora molte quelle che rimangono fuori dalla stanza dei bottoni. Il 65 per cento dei dirigenti dice infatti che nella propria azienda le donne manager sono sotto il 10 per cento. La parità insomma è ancora una chimera. Solo nel 4 per cento dei casi dice che nella propria realtà si supera il 40 per cento di donne in posizioni apicali e un misero 1,23 per cento parla di cifre uguali o superiori al 50 per cento. Non sempre si ha il coraggio di confrontarsi con chi è forte come noi. O, forse, ancora di più. Alle volte si preferisce mantenere la propria posizione senza cercare alcun confronto. Forse è per questo che le imprese italiane non vanno poi così bene.

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