lunedì 8 settembre 2014

QUANDO L'INVIDIA:L'invidioso è una persona che vive costantemente con un'amarezza interiore che non gli dà pace, e questo stato d'animo è capace di provocare delle vere e proprie malattie.

L'invidioso è una persona che vive costantemente con un'amarezza interiore che non gli dà pace, e questo stato d'animo è capace di provocare delle vere e proprie malattie. 


Sarà capitati a tutti di essere oggetto dell'invidia altrui, e non è assolutamente gradevole essere oggetto di persone invidiose che gettano sulla nostra vita maldicenze ect...
Bisogna imparare a riconoscere questo sentimento e allontanarlo se riconosciamo di nutrire qualche invidia, può risultare utile questo racconto

In Grecia si racconta la storia di un uomo che fu ucciso dall'invidia. I concittadini di costui avevano eretto una statua ad uno di loro, quale campione dei Giochi Olimpici. Ma quegli, rivale dell'atleta onorato, ne ebbe grande invidia, tanto da giurare a sé stesso che avrebbe distrutto quella statua. Ogni sera usciva col favore delle tenebre, armato di martello e scalpello, per andare ad intaccare la base della statua, nel tentativo finale di farla cadere. Dopo tanti tentativi vi riuscì. La statua cadde, ma su di lui, ed egli rimase vittima della propria invidia! 

alcuni spunti da Wikipedia ci aiuteranno a comprenderne il significato
In modo più approfondito l'invidia può essere definita come il
« rammarico e risentimento che si prova per la felicità, la prosperità e il benessere altrui, sia che l'interessato si consideri ingiustamente escluso da tali beni, sia che già possedendoli, ne pretenda l'esclusivo godimento... è il desiderio frustrato di ciò che non si è potuto raggiungere per difficoltà o ostacoli non facilmente superabili, ma che altri, nello stesso ambiente o in condizioni apparentemente analoghe, ha vinto o vince con manifesto successo.[4] »
In questo caso appare, oltre che l'odio per la felicità altrui,[5] un rapporto di similarità tra l'invidioso e l'invidiato come già Aristotele notava nel concepire l'invidia come «un dolore causato da una buona fortuna...che appare presso persone simili a noi» [6] per cui «sentiranno invidia quelli che sono o sembrano essere i nostri pari, intendendo per pari coloro che sono simili a noi per stirpe, parentela, età, disposizione, reputazione e beni. [...] Invidiamo le persone che ci sono giunte nel tempo, luogo, età e reputazione, da cui il proverbio: "Il familiare sa anche invidiare"».[7]
L'invidia genera non solo dolore, ma anche «tristezza per i beni altrui» [8] che l'invidioso vorrebbe per sé poiché giudica che l'altro li possegga immeritatamente e debba essere punito per questo con l'espropriazione.
Tristezza dell'invidioso «rispetto al bene altrui in quanto diminuisce la nostra gloria ed eccellenza» procurandoci «l'odio, la maldicenza, ladiffamazione, la soddisfazione per le disgrazie del prossimo e la tristezza per la sua prosperità» [9]
Il triste invidioso che nell'iconografia viene raffigurato a spiare da lontano, con il viso accigliato, quel fortunato felice possessore che vorrebbe far soffrire di una sofferenza che invece, come in un contrappasso, colpisce lui.
Il suo malocchio si ritorce contro di lui come nella visione dantesca che raffigura gli invidiosi con gli occhi cuciti.[10]
Uno degli autori più antichi, Erodoto (484 a.C.425 a.C.) estende questo sentimento malevolo persino agli dei arcaici, dagli umani attributi, gelosi della propria gloria e del proprio potere e garanti di quell'ordine universale che se compromesso causa l'intervento della divinità, in base a quel principio che l'autore definisce come φθόνος τῶν θεῶν (invidia degli dei) per il quale l'uomo che ottiene troppa fortuna, al di là dei limiti stabiliti, viene ucciso o privato della propria gloria.
Tra i filosofi greci Epicuro (341 a.C.271 a.C.) mette in rilievo il danno morale e l'inutilità di colui che invidia
« Non si deve invidiare nessuno; visto che i buoni non meritano invidia, ed in quanto ai cattivi, più essi trovano buona sorte più si rovinano.[11] »



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